OLANDA – SECONDA PARTE DEL VIAGGIO: ANCORA QUALCOSA DI INASPETTATO DA SCOPRIRE
Il mio viaggio in Olanda, alla ricerca di quel qualcosa di inaspettato da scoprire, prosegue con la visita di Delft e L’Aia (trovo molto bello il nome olandese: Den Hagg).
Con quattro giorni a disposizione, io e la mia amica abbiamo voluto concentrarci sulle cittadine che volevamo assolutamente visitare: Lidia voleva vedere Den Hagg ed entrambe eravamo curiose per Delft.
Se Eindhoven, Zandaam e Amsterdam sono state una “ventata di nuovo” per la vitalità e il rapporto ambiente-persona che trasmettevano, Delft e L’Aia mi hanno affascinata per l’atmosfera antica che si respirava.
Entrambe hanno lasciato un bel ricordo: sprazzi di Storia che si fondono con tratti più moderni, ibridi che danno maggior carattere al luogo di cui sono gli artefici.
Delft – o “dove la luce è più forte, l’ombra è più nera”
Pur non potendo essere annoverata tra le “Venezie del Nord”, la cittadina di Delft rimanda a un luogo un po’ retrò e un po’ romantico come la capitale veneta.
A Delft abbiamo ammirato un mulino a vento sito proprio vicino alla stazione ferroviaria: si stagliava maestoso e noncurante al fondo di una lunga via solcata più dai ciclisti che dai pedoni.
Devo ammettere che come scena aveva un qualcosa di decisamente surreale.
Tutta la cittadina aveva fascino per differenti motivi: le stradine, i canali, i palazzi, le piazze, i colori.
La luce di Delft
Un discorso a parte merita la luce.
La luce nei paesi del Nord ha un che di indefinito e indefinibile, di magico e misterioso.
Come scrivevo nell’articolo precedente, non ero mai stata particolarmente attratta dai paesi nordici.
Grave errore.
Una delle cose che mi ha fatto ricredere è stata la luce: una volta che sei stato baciato dalle luci del Nord, non puoi più farne a meno.
Oltretutto sembra di entrare in un mondo parallelo.
Mi spiego meglio: vi è mai capitato di sentirvi un po’ strani in alcuni luoghi o in certi momenti?
A volte succede di avere la sensazione del déja vu o l’impressione di essere in uno stato di sonno-veglia.
Ecco, per me la luce olandese provocava una percezione molto simile a quella spiegata prima, poco diversa da uno stato di ebbrezza.
Trovo la cosa curiosa e vi assicuro che non ho fatto uso di nessuna strana sostanza mentre ero là.
Delft ci ha affascinato decisamente con i suoi “angoli” e stradine che profumavano di sogni e dignità, si coloravano del blu delle ceramiche e dei toni di un quadro di Vermeer.
L’Aia – o come dicevan tutti quanti Den Hagg
Mi permetto di riprendere (spero in modo simpatico) parte della famosa frase de I Promessi Sposi perché ci è capitato di sentire menzionare Den Hagg almeno venti volte al giorno.
Altoparlanti grandi e piccini, belli e brutti, amplificavano queste sillabe con passione.
Abbiamo visitato L’Aia il quarto e ultimo giorno, con un po’ di tristezza data la vicina partenza, ma anche con non poca aspettativa.
Sede del Parlamento olandese e ospite della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e della Corte penale internazionale, Den Hagg è la prova vincente di come possono coesistere antico e moderno in modo armonico.
Il Binnenhof (corte interna) è la sede del Parlamento ed è una meraviglia verso metà pomeriggio, quando le luci del giorno lasciano il posto a quello che non riesco nemmeno a descrivere con le parole.
A volte, nei momenti in cui mi riesce difficile parlare di qualcosa tramite la scrittura, scatto delle fotografie con la speranza di catturare almeno una piccola parte di quello che mi mozza il fiato.
Come può sorprenderti Den Hagg
Den Hagg ti sorprende in diversi modi, come la spiaggia di Scheveningen, la località balneare più conosciuta della costa olandese.
Noi l’abbiamo visitata prima di tornare a Rotterdam, all’imbrunire.
Lungo la passeggiata, sculture di diverse dimensioni e piuttosto originali nelle forme davano l’impressione di essere dentro un paesaggio quasi lunare.
Cosa dire. . . da restare in religioso silenzio e ammirare.
E Rotterdam?
Rotterdam è stata, purtroppo, la città olandese che abbiamo visitato meno, a parte la zona / quartiere di Blaak, vicino al vecchio porto della città.
In questa zona sorge il complesso di case cubiche di cui accennavo nell’articolo precedente, il Blaakse Bos (“bosco di Blaak”).
Queste case hanno un aspetto particolarissimo e sono tutte colorate di giallo, sono disposte in file e hanno tre piani; l’architetto aveva voluto che sembrassero alberi e dessero l’idea di un bosco.
A me non hanno trasmesso granché questa sensazione, a essere sincera; erano senza dubbio stravaganti però, quello sì!
Vi ho raccontato una piccola (ma davvero piccola) bugia: oltre alle case cubiche, siamo riuscite a vedere anche il Markthal, il più grande mercato coperto dell’Olanda.
Probabilmente ho dimenticato di parlarvene perché l’abbiamo visitato la sera per cercare qualche locale dove poter cenare e perché non avevo ben chiaro fosse in effetti una vera “attrazione”.
Non sapevamo di essere capitate proprio nell’olimpo del cibo, dove uno dei bisogni umani primari si trasforma in un’esperienza multisensoriale di forte impatto.
Al Markthal potete trovare molti prodotti: da quelli stagionali alle leccornìe, dai fiori alle spezie; gli stand sono aperti tutti i giorni fino alle 20 e offrono articoli di gran qualità.
La mattina del quinto giorno avevamo l’aereo presto e quindi non siamo riuscite a vedere null’altro.
Terminava così il nostro breve viaggio nella terra di tulipani e mulini a vento ma non terminava il desiderio di continuare a emozionarsi e a scoprire tutto quello che può esserci di meraviglioso e inaspettato.
Photo credits: Veronica Curvietto
2 commenti
Alessandro Gaidano
Ciao Veronica ,
ancora il tuo girovagare che ti ha portato in Olanda , mi offre lo spunto per accennare sul grande pittore Ian Vermeer , che in verità lo citi proprio all’ultimo ( direi che ti sei salvata in corner … ).
E’ uno dei miei preferiti nel campo della pittura fiamminga – olandese , che spazia da Bruegel a Rembrandt , da Vermeer al mitico Vincent Van Gogh.
Delft , poi , che rappresenta proprio la sua città natale dove egli nacque il 30 ottobre 1632, secondo di due figli di un mercante d’arte, tessitore di seta e gestore di una taverna.
Le opere giovanili di Vermeer hanno colori caldi ispirati ai dipinti della scuola di Rembrandt, mentre la composizione ed i soggetti suggeriscono l’influenza dei Caravaggisti.
Quello che più mi colpì fu la foto della sua tomba all’interno della Chiesa Vecchia, in olandese “Oude Kerk” ,un edificio di culto, protestante che rappresenta la chiesa più antica della città e sorge sul centrale canale Oude Delft, anch’esso il più antico della città.
Federico se la ricorderà sicuramente ….
Alla prossima
Alex
Veronica
Ciao Alessandro!
Non credevo di innamorarmi dell’Olanda, ma è successo.
La sua luce è un qualcosa di indescrivibile e credo che Vermeer e altri pittori del suo tempo (e non solo) l’abbiano “sfruttata” tanto, fortunatamente. . .
Per quanto riguarda le influenze degli artisti prima e dopo Vermeer, dovrei documentarmi meglio per discuterne in modo più dettagliato e utile.
Grazie per il tuo commento: un altro spunto interessante.
A presto!
Veronica