QUANDO MUORE QUALCUNO
Quando muore qualcuno, è spesso difficile dare un significato a quello che è successo.
La sensazione principale che ti pervade è una sorta di “vuoto”, qualcosa che non riesci e non puoi definire.
Rimane sempre un’incomprensione riguardo al termine della vita di un essere umano.
Eppure, noi viviamo la morte come esperienza quotidiana (da un passo di Seneca, tratto da Epistulae ad Lucilium, 12), inutile raccontarsi delle frottole.
La morte è parte indissolubile dell’esperienza della vita, è un dato di fatto concreto e brutale, ma è effettivo.
Sam Harris, filosofo, saggista e neuroscienziato, afferma che “La morte è una realtà onnipresente per noi, sia che vogliamo pensarci o meno”.
Ogni nostro atto d’attenzione verso eventuali pericoli sono tutti espedienti inconsci ma potenti per combattere la paura di morire.
Vita e morte: due facce della stessa medaglia
Non possiamo considerare la morte come qualcosa disgiunto dalla vita: man mano che procediamo nella vita, piano piano ci avviciniamo alla sua fine.
Quasi come le due facce di una stessa medaglia, luccicante da un lato e opaca dall’altro.
Si è soliti pensare alla vita e alla morte come a due momenti dell’esistenza di una persona, mentre bisognerebbe pensarli come processi.
Processi che hanno un significato sia individuale che sociale, perché l’individuo lascia sì la propria vita, unica e incomparabile, ma abbandona anche l’insieme di reti affettive e culturali.
Quel che resta
Cosa resta dopo che qualcuno muore?
Io ero atea, ora mi definisco agnostica e quindi, pur non potendo affermare di credere in Dio, sono comunque intrigata dal sapere cosa ci sia al di là della vita.
Credo che sia difficile trovare qualcuno che non abbia un minimo di curiosità circa la vita dopo il trapasso.
A parte, però, il discorso religioso o spirituale, mi preme concludere questo breve insieme di pensieri trattando l’argomento in modo più profondo e più “intimo”.
Mi riferisco a quelli che rimangono dopo la scomparsa di una persona.
Perché se c’è qualcuno che se ne va, c’è anche qualcuno che rimane.
E quel qualcuno rimane con quell’assenza.
Fonti: